Quaranta mesi in libera uscita

Capitolo I

Introduzione

Avevamo la Luna? La luna come simbolo atavico di un futuro felice e vincente. Come emblema di un possibile ,nuovo, rinascimento. Una Luna che ancora oggi ci tenta con il suo inafferrabile ammiccamento. Innovazione, creatività,ma anche studio e fatica.

Come diceva Thomas Edison, che della materia se ne intendeva,l'innovazione è sempre il risultato " 99% traspiration, 1% ispiration". Una proporzione questa di Edison che rovescia copernicanamente l'impostazione idealistica della cultura italiana, ancora tutta abbarbicata al mito dell'idea.

"Le idee non costano niente. E poi sono una risorsa abbondante, probabilmente inesauribile. Qualsiasi genitore che abbia lasciato il suo bambino di due anni da solo per qualche minuto sa che avere idee è una caratteristica innata degli essere umani e non richiede formazione o istruzione speciale. È lo sviluppo organizzato delle idee costruttive che rappresenta una sfida gestionale.”

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di lunedì 10 settembre 2012


Una cultura del sapere

(dal cap. 4 del libro Avevamo la luna di Michele Mezza)

La luna come simbolo atavico di un futuro felice e vincente. Come emblema di un possibile ,nuovo, rinascimento . Una Luna che ancora oggi ci tenta con il suo inafferrabile ammiccamento. Innovazione, creatività,ma anche studio e fatica.

Come diceva Thomas Edison, che della materia se ne intendeva,l’innovazione è sempre il risultato ” 99% traspiration, 1% ispiration”. Una proporzione questa di Edison che rovescia copernicanamente l’impostazione idealistica della cultura italiana, ancora tutta abbarbicata al mito dell’idea. ” Le idee non costano niente. E poi sono una risorsa abbondante, probabilmente inesauribile. Qualsiasi genitore che abbia lasciato il suo bambino di due anni da solo per qualche minuto sa che avere idee è una caratteristica innata degli essere umani e non richiede formazione o istruzione speciale. È lo sviluppo organizzato delle idee costruttive che rappresenta una sfida gestionale .”

Così Thomas A. Stewart scriveva nel 1997 in Intellectual Capital: The New Wealth of Organizazion , avendo quale obiettivo quello di portare al centro dell’azione manageriale la gestione del Capitale Umano. Tutto il suo libro pone l’attenzione sul valore patrimoniale rappresentato dalle capacità delle persone impegnate in azienda e come vi sia una responsabilità manageriale forte nel riuscire ad utilizzare tale patrimonio.E’ il capitale umano nella sua strutturazione, nella sua concreta organizzazione in imprese e istituzione il motore dell’innovazione.

Questo rimaner il punto dolente del sistema Italia. Infatti l’impasto di sudore e creatività è un prodotto made in Italy, come dimostrò anche il cronotopo 62/64 . Ma è sul versante del capitale umano, e della sua cristallizzazione in infrastrutture imèprenditoriali e istituzionali a sostegno dello sviluppo che si verifica il collasso.

Il triennio che analizziamo nel nostro libro è una gigantesca lente d’ingrandimento sull’insufficenza del capitale umano nell’accezione che abbiamo prima riportato. ’62/’63/’64 : tre anni di grandi corse, di spericolate acrobazie, di scoperte e innovazioni. 40 mesi vissuti tutti d’un fiato. Come una corsa su una di quelle erlegantissime automobili che venivgano sfornate dalle aziende italiane. Con una continua alternanza di improvvise accelerazioni e brusche frenate . Un sorpasso continuo, concluso in una curva senza uscita, come l’elegantissima Lancia Aurelia del film Il Sorpasso, del grande Dino Risi,interpretato da un baldanzoso, Vittorio Gassman e da un fremente, Jean-Louis Trintignant,prodotto proprio nel 1962, che abbiamo messo sulla nostra copertina.

Furono anni di grandi carezze alla luna quelli. Di timidi avvicinamenti, quasi tenere avance al futuro. Grandi speranze, fondate ambizioni, molte improvvisazioni. Troppi errori. E significative colpe. Carezze e schiaffoni si alternarono sul volto del Paese.

La carezza più famosa, fu quella che Giovanni XXIII mandò ai bimbi di tutto il mondo, la sera del 11 ottobre 1962. Il Papa si affacciò sulla gremitissima piazza S.Pietro, sotto un’incombente luna che si fermò ad ascoltare,nel giorno dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II. Gli occhi del pianeta guardavano, forse per la prima volta dal dopoguerra, la grande piazza della capitale italiana. Non voleva parlare il Papa; quel giorno aveva avuto troppi impegni, con la laboriosa cerimonia inaugurale del massimo consesso del mondo cattolico. Ma forse proprio la suggestione di quella luna, e la folla che chiamava, gli trasmisero una grande emozione.Il Pontefice infatti decise, di accantonare il testo preparatogli del suo assistente, Loris Capovilla, e cominciò a parlare a braccio, incantando tutti. Ricordate : e tornando a casa incontrerete i vostri bambini, date loro una carezza e dite è la carezza del Papa….


Avevamo la luna - L'Italia del miracolo sfiorato, cinquant'anni dopo

di Michele Mezza