Area di discussione
UNA CULTURA DEL SAPERE economia, conoscenza, bellezza, nel caso italiano
Come ripropone nel libro, l’economia italiana vive il paradosso di essere da una parte la massima declinazione del paradigma del sapere e della bellezza, con i primati nei settori della moda o del design, dall’altro di non riuscire a coniugare il talento applicativo con una capacità di sistema, con una robustezza industriale di base. Oggi però il piegarsi dello sviluppo sul versante del sapere ci propone una nuova occasione di primato: essere il paese della competitività immateriale.
Continua... »DOPO IL PAPA DIMESSO Papa Francesco
Come riportiamo nella citazione iniziale del libro in latino, lo stesso Benedetto XVI dimettendosi mettva in relazione la sua sensazione di inadeguatezza con il carico di cose nuove che si profilano. Tocca asl nuovo papa rielaborare il tema di una leadership della chiesa, e delle religioni in quanto tali, nella modernità cognitiva, negoziando, inevitabilmente, i valori che si volevano non negoziabili proprio come il relativismo della natura stessa dei primati teologici. Solo un nuovo concilio avrebbe potuto salvare la Chiesa? O un nuovo Papato...
Continua... »ALLA RICERCA DI UNA SINISTRA AL GOVERNO A 50 anni dall’illusione del primo centro-sinistra, il nodo di una sinistra che cerca la convergenza tra popolo e governance
le elezioni del febbraio 2013, con il loro risultato incompiuto, hanno riproposto il tema di una sinistra riformatrice che non è riuscita a darsi un popolo per determinare una strategia incisiva nel Paese. Come con il primo centro sinistra, gli innovatori si separano e non si parlano, e la nuova moltitudine digitale non trova linguaggi in comune con il movimento del lavoro.
Continua... »IL PENSIERO ITALIANO SULLA RETE A 50 anni dall’occasione Olivetti, a 500 anni dall’edizione del Principe di Machiavelli, l'Italia si ritrova priva di una cultura digitale.
L'Italia, dopo aver rinunciato al primato Olivetti, negli anni 60, rischia di trovarsi senza motori concettuali nella nuova società della conoscenza. Rimane dunque sguarnita nel momento in cui si riconfigura lo stesso profilo istituzionale del paese sulla spinta dei nuovi comportamenti digitali. E' indispensabile ritrovare il filo di una strategia di sistema, ricostruendo culture e capacità in grado di assicurare spazio alla libertà di ogni individuo e, al tempo stesso, di non rendere velleitaria l'ansia di competizione dei soggetti nazionali in ambito globale. Tanto più che proprio le radici della cultura italiana, da Machiavelli a Giordano Bruno, a Pico della Mirandola, sono consideratele origini più nitide del pensiero strategico della rete
Continua... »PRIMA DI TUTTO IL LAVORO... O IL SAPERE? un nuovo ordinatore sociale nella società della conoscenza diverso dall’idea del lavoro come valore fondante della sinistra?
Il dibattito degli anni ‘60, con le straordinaria impennate delle culture operaie non ortodosse - da Quaderni Rossi, al filone de Il manifesto, o infine le radicalizzazioni di Autonomia Operaia di Tony Negri - pongono il tema di come mai solo fuori dall’ortodossia del PCI si intuì il processo di smembramento della fabbrica e di riclassificazione delle gerarchie sociali a partire dal consumo e non più dal lavoro, come sembrò cogliere, ma subito dimenticò, la cultura comunista con il convegno dell’Istituto Gramsci del 1962. E oggi ancora ci si trova muti dinanzi a piazze colme di non lavoratori protagonisti nell’economia del sapere.
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