martelli

UN POTERE CHE NON TRATTA

Video-incontro con Claudio Martelli di lunedì 19/112012

Claudio martelli è, nell’iconografia politica italiana, considerato il delfino storico di Bettino Craxi. L’uomo che ne organizzava il pensiero, ma anche colui che venendo da una cultura laica, non imbevuta scolasticamente di un marxismo adolescenziale, sondava le frontiere di quel pensiero. E’ stato il teorico della filosofia dei bisogni e dei meriti, come l’elaboratore di un progetto di riassetto del sistema televisivo, nel 1978, che avrebbe forse risparmiato al paese la devastante guerra dei 30 anni fra Rai e Mediaset, e probabilmente anche limitato l’impatto del turbine Berlusconi. Non è stato un testimone diretto, per questioni anagrafiche del cronotopo politico 62/64, ma lo ha studiato e a lungo, per riconfigurare, nel passaggio del decennio 70/80, passaggi importanti del riformismo socialista.

Nasce a Gessate (MI) nel 1943. Laureato in filosofia, intraprende l'attività di assistente universitario, giovanissimo milita nel P.R.I., poi conoscerà Bettino Craxi e nel 1966 si iscriverà al Psi. Consigliere comunale ad Arese dal 1970 al 1975, consigliere comunale a Milano dal 1975 al 1979.

Viene chiamato a Roma da Bettino Craxi nel 1976, lascia la carriera accademica ed entra nella direzione nazionale del Partito Socialista Italiano. Nel 1979 viene eletto deputato nel collegio di Mantova e Cremona. In occasione del congresso del PSI a Palermo (1981) diviene uno dei due vicesegretari del partito accanto a Valdo Spini.

Nel 1984 al congresso di Verona diviene vicesegretario unico. È eletto al Parlamento Europeo nei collegi di Roma, Firenze, Perugia, Ancona. È nuovamente rieletto deputato nel 1987 nei collegi di Mantova e Cremona e Palermo, Trapani, Agrigento,Caltanissetta. Su indicazione di Craxi, nel luglio 1989 diviene vicepresidente del Consiglio dei ministri del governo Andreotti. Nel 1990 è autore di un importante decreto-legge sull'immigrazione che di lui porta il nome (convertito in legge, legge Martelli).Nel 1991 diviene anche Ministro di Grazia e Giustizia. Come Guardasigilli Martelli diventa il principale sostenitore del magistrato Giovanni Falcone, che viene da lui chiamato al Ministero a dirigere la Direzione Generale degli Affari Penali.

In quel periodo Martelli e Falcone lavorarono al progetto della Superprocura antimafia. Nel 1993 è candidato ad assumere la guida del PSI, ma a seguito di un avviso di garanzia - per concorso sulla bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, da cui il PSI aveva attinto il "conto protezione" su cui per quindici anni i giudici di Milano avevano invano indagato, fino alle decisive chiamate in correità di Licio Gelli e Silvano Larini - il 10 febbraio si dimette da ministro della Giustizia. Successivamente, fonderà l'associazione umanitaria Opera e quella civile Società Aperta nel 1996. Diventa direttore di Mondoperaio nel 1997.Durante lo scandalo Tangentopoli, è stato anche condannato, dopo aver confessato, per aver ricevuto 500 milioni di lire nel caso della maxitangente Enimont.

Nel 1998 è consulente del Ministro Livia Turco nella commissione per le politiche d'integrazione degli immigrati e della consulta degli immigrati, incarico da cui si dimette a seguito di divergenze politiche con il governo.È eletto eurodeputato nel 1999 per lo SDI nella circoscrizione Marche-Umbria-Toscana-Lazio.

Esce dallo SDI nel 2000 e successivamente aderisce al Nuovo PSI. È espulso di conseguenza dal gruppo socialista al Parlamento Europeo ed entra in quello liberaldemocratico. Nel 2001 fonda assieme a Gianni De Michelis e Bobo Craxi il Nuovo PSI, di cui diventa portavoce.